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STORIA: DALLA VICENDA ALBERONIANA ALLA
ISTITUZIONE DELLA GUARDIA DEL CONSIGLIO GRANDE E GENERALE



La mattina del 17 ottobre 1739 il settantacinquenne Cardinale Giulio Alberoni, da oltre quattro anni Legato di Roma, varcava con tre carrozze i confini di San Marino, in compagnia del Maestro di Camera, dell’Abate dei Lateranensi di Rimini, di due notai e di due servitori.
Egli aveva preteso in corrispondenza con la Curia Romana, “di evocare a se il diritto di giudicare certi Pietro Lolli e Marino Belzoppi che avevano cospirato contro il Governo sammarinese e che erano colpevoli di reati comuni.
La Repubblica per ben due volte aveva risposto picche al Cardinale e questa azione diede il pretesto al Prelato di bloccare l’introduzione di frumento ed ogni altra derrata alimentare nel piccolo Stato. Nel contempo vennero arrestati per rappresaglia a Savignano, due eminenti cittadini del Titano. L’Alberoni pubblicizzando l’accaduto dichiaro’ polemicamente: “era facile far conoscere ai Sammarinesi che in quel loro mucchio di sassi, senza una generosa bontà e tolleranza de’ Sommi Pontefici, non vi potrebbero vivere”. Un chiaro ricatto per la Repubblica del Titano.

Il Cardinale, aveva proposto a Clemente XII di prendere la palla al balzo per mettere pace in quella “tana di cani arrabbiati” che s’erano ridotte le tre penne.
Considerando l’epoca e i fini espansionistici dello Stato della Chiesa, ormai ai confini della Repubblica di San Marino, il Pontefice autorizzò il Cardinale Alberoni ad avvicinarsi ai confini dello Stato sovrano in modo pacifico, ed attendere a loro dire, la sottomissione spontanea del popolo sammarinese e la successiva annessione del territorio del Titano allo Stato della Chiesa.

Giunto a Serravalle, (uno dei Castelli della Repubblica), il porporato che aveva garantito di fare ogni cosa “col maneggio e con la destrezza”, accettò di buon grado l’obbedienza di uomini e donne capeggiate dal Parroco del paese, ed immediatamente venne trascritto un rogito notarile.
Lo stesso avvenne alle porte di Borgo Maggiore, il Governo di San Marino, stava perdendo la propria sovranità senza poter far nulla.

Il Consiglio Grande e Generale, (il Parlamento Sammarinese), aveva ordinato che si ponessero le guardie alle porte e si rinforzasse il presidio alla rocca e al pubblico palazzo e contemporaneamente si radunassero i soldati dei Castelli e delle ville.
Intanto il Cardinale, aveva preso dimora a Palazzo Valloni e da li in pochissimo tempo modificò le norme statutarie, sostituì i Reggenti con un Governatore e così parve all’Alberoni di aver vinto la prova, tornando a Ravenna il 29 ottobre e lasciando a San Marino il bargello con alcuni sbirri assoldati fuori territorio.
L’assedio ed il colpo di stato per ora erano riusciti, ma i sammarinesi non desistettero e mandarono a Roma esposti su esposti, per denunciare l’aggressione direttamente al Papa.
La Santa Sede, da una parte, infastidita dal Gran Ducato di Toscana che stava avanzando sino a Carpegna, e dall’altra “pungolata e consigliata” dagli ambasciatori di Austria, di Spagna e di Francia, fece in modo che alla Repubblica di San Marino, tornasse indietro la propria indipendenza.
Il riscatto avvenne il 5 febbraio del 1740 giorno consacrato a Sant’Agata.

Tutto ciò, per descrivere brevemente gli avvenimenti che fecero maturare il bisogno nelle istituzioni, di avere in Repubblica una Guardia che assolvesse al compito di protezione degli organismi più importanti dello Stato.
La sferzata, data all’orgoglio nazionale dal periodo di occupazione, dal quale la Repubblica si liberò per vie non cruente, fece si che si pensasse di porre mano anche ad una nuova struttura militare nell’ambito delle Milizie, creando un Corpo scelto a protezione dei Capitani Reggenti e delle sedute del Consiglio.

Nel marzo del 1740 prende così vita la Guardia del Principe Sovrano Consiglio oggi Guardia del Consiglio Grande e Generale, composta all’origine da 12 uomini, (portati a 14 l’anno successivo), 2 Caporali scelti fra i componenti della Milizia, e comandati da un ufficiale col grado di Capitano, nominato nel marzo del 1741 in persona del nobiluomo Girolamo Gozi; tutti i componenti venivano nominati direttamente dalla Ecc.ma Reggenza. Tale nomina veniva approvata a maggioranza dal Consiglio Grande e Generale.

Alla Guardia vennero accordati, oltre a quelli normalmente previsti per le Milizie, ulteriori ed esclusivi privilegi perfettamente descritti nella seduta del Consiglio Principe del 15 gennaio del 1741.
Si era voluto evidentemente un Corpo Militare di elite, indipendente dal Comando Superiore delle Milizie gia’ esistente.
La Guardia, ben considerata dalle Istituzioni della Repubblica, venne successivamente potenziata e dotata di un suo Congresso Militare Speciale, formato da propri Ufficiali dello Stato Maggiore, agli ordini diretti di un Comandante Generale appartenente al Corpo, in accordo diretto con la Reggenza.

Simbolo del Corpo, allora come oggi, è la Granata con fiamma dritta, con due sciabole che si incrociano dietro la Granata stessa.







Il libro

E' possibile scaricare il libro della Guardia del Consiglio.

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Foto Storiche

1905
 
1940

                                          

 

Simbolo del Corpo

 

 
 

                                          

 

 
 

Guardia del Consiglio Grande e Generale 2004

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